Se devo essere onesta non sono mai stata una persona tipo #miglioriamichepersempre. No. Ho anche sempre mal sopportato quelle sdolcinate manifestazioni di affetto che spesso vedo su FB. Tipo la classica foto di due ragazze abbracciate dopo una nottata passata a folleggiare insieme in giro per locali, visibilmente distrutte, con la didascalia “Sono così fortunata ad avere te come mia migliore amica <3” e l’hashtag #cosìfortunata. Amo la celebrazione vera dell’amicizia, che sia su una piattaforma social e quindi pubblica o che sia in un messaggio mandato ad una amica alle 6 di mattina. Da quando si hanno bambini poi, celebrare l’amicizia o quantomeno vedersi, diventa sempre più difficile. Spesso quello che si fa con le amiche è rimbalzare di data in data e proporre gli appuntamenti più impensabili sui gruppi Whatsapp perché se una può, l’altra di sicuro non può e così via. E da un momento all’altro ti accorgi che sono passati nove mesi da quando hai visto una delle tue più care amiche. Però ti consoli pensando che comunque, quando vi vedrete, passerete del tempo di qualità insieme, magari davanti ad un gustoso Veneziano, chiacchierando come se vi foste viste l’altro ieri. Ma quando invece sai che non sarà più così? Quando sai che la tua cara amica non è più così cara o nemmeno più amica? Quando si ha un bambino, che lo si voglia o no, che si sia pronte o no, la propria vita cambia. Si affrontano diverse questioni per cercare di fare ordine nella propria vita. Si buttano via alcuni vestiti che non si useranno più (con la scusa “Sì beh, adesso sono una mamma, non mi vestirò più così” quando invece la realtà è che non rientreremo più in quel determinato vestito, o magari ci rientreremo anche, ma l’effetto non sarà più lo stesso”), si cerca di rendere la casa a prova di bambino (almeno per cercare di mantenerlo in vita il più a lungo possibile), si cerca di rimanere al passo col lavoro, anche se si è in maternità, perché si sa che al giorno d’oggi rimanere aggiornati è importante. E le amiche? Eh. Ci si rende conto che mantenere in vita un’amicizia è davvero un lavoro. Un duro lavoro. Soprattutto se sommato a tutto il resto. L’arrivo di un bambino in famiglia è un momento duro da affrontare, specialmente se si tratta di un primogenito. Ed è così delicato come momento che forse non si è in grado di dover gestire anche lo stress di quella semplice telefonata in più, parlando con la propria amica di quell’ultimo appuntamento che lei ha avuto con quel dato uomo o di quella litigata fatta con sua sorella. O forse si sarebbe anche in grado di fare tutto questo, ma non se ne ha semplicemente la voglia. Personalmente questo mi è stato chiaro già dai primi tempi della prima gravidanza. Sapevo, non so come, che mantenere determinati rapporti, con alcune amiche, sarebbe stato più faticoso che attraversare a nuoto lo Stretto di Messina con un mini-tanga in pieno Dicembre indossando dei tacchi a spillo al posto delle pinne. La cosa triste è che non pensavo ad amicizie superficiali e nate da poco. No, pensavo ad alcune persone che conoscevo da decenni. Di primo acchito ho pensato che forse sarebbe stato opportuno dare una possibilità alla nostra amicizia e cercare di mantenerla viva impegnandomi al massimo. E così ho fatto. Durante la gravidanza ho cercato di essere presente a cene/pizzate/aperitivi il più possibile, anche se magari sarei stata meglio sdraiata sul divano con le gambe alzate oppure direttamente a letto a dormire. Mi sono anche spinta ad andare a ballare una sera. Poi però per vari motivi di salute (la mia prima gravidanza è stata tutt’altro che facile) ho dovuto smettere di presenziare a certi eventi. Inizialmente ero presente “con lo spirito”, sempre aggiornatissima su dove fosse l’amica di cui sto parlando nello specifico, sempre disponibile via sms, Whatsapp, Skype e chi più ne ha, più ne metta. Poi, via via che passavano i giorni, l’amica in questione mi aggiornava sempre meno e io, con amarezza, ammetto che non ne ero particolarmente dispiaciuta. Mi sentivo un po’ ferita nel vedere foto in cui sarei dovuta essere presente, ma la vita del bimbo che portavo in grembo era indubbiamente più importante ed era la vita che avevo scelto per me da quel momento in avanti, quindi cercavo di non essere troppo rammaricata. Questo finché una mattina, sveglia dalle cinque, sempre più ingombrante ed affaticata, prendo il telefono, apro l’applicazione di Facebook ed eccola lì. Una coltellata al cuore. La foto della mia amica con un’altra ragazza. Con l’hashtag #miglioriamichepersempre. Ok, ci ero rimasta ufficialmente di merda. Lì per lì non sapevo come comportarmi. Dovevo stare zitta? Parlarne? In cuor mio avrei preferito parlarne, per è difficile tenermi le cose dentro. Alla fine ho pensato che sarei passata per cretina se avessi aperto bocca e me ne sono stata zitta. Man mano che i giorni passavano mi rendevo conto di aver fatto la scelta giusta. Ero però consapevole del fatto che il rapporto con la mia amica si stesse raffreddando. Di brutto proprio. Un giorno mi arriva la notifica che sono stata taggata in una foto. Vado a vedere di cosa si tratta e mi rendo conto che è l’invito ad un compleanno. Guardo i nomi delle persone invitate e mi accorgo che la mia amica non è sulla lista. Vado a cercarla per dare una sbirciata al suo profilo e non la trovo. Scomparsa. Strano, penso. Lei è assolutamente social, non starebbe mai senza Facebook. Un’idea si fa largo nella mia mente “Mi ha bloccata”. Controllo su Whatsapp, Instagram ecc. Mi aveva bloccata ovunque. Tolta, eliminata. Come se non fossi mai esistita, come se quasi vent’anni di amicizia non contassero un cazzo. E va bene, ho pensato, avrà fatto le sue valutazioni e avrà deciso che era meglio così. Pochi giorni dopo la vita ha preso il sopravvento ed è nato mio figlio Noah. Dire