Mamme che lavorano

La settimana scorsa ero nella sala d’attesa della mia dottoressa. Stavo aspettando il mio turno ed ero decisamente annoiata. Come spesso succede in queste occasioni, la linea del mio operatore telefonico non funzionava bene e internet andava da schifo. Probabilmente per colpa del maltempo degli ultimi giorni. Quindi, esclusa la navigazione sui social, avrei anche potuto leggere un libro (sì, sono una di quelle che spesso legge i libri direttamente dal cellulare), tuttavia la mia attenzione è stata catturata da una rivista. Una di quelle testate palesemente rivolte alle donne, con consigli di bellezza, frivoli test estivi (sei una fragolina o una donna melone?) e inchieste sul mondo femminile. Un articolo mi ha colpito in particolar modo. Il titolo poneva questa domanda: “Le mamme che lavorano possono davvero avere tutto?”. In quel momento mi sono chiesta cosa potesse davvero significare “avere tutto”. Una mamma lavoratrice può avere una carriera, un matrimonio, la salute (soprattutto mentale), la felicità e un buon rapporto con i suoi figli? Simultaneamente? La risposta a questa domanda è complicata e personale che non penso che ne esista una per tutte. Però dal mio punto di vista, come mamma lavoratrice di un bambino di 4 anni e mezzo e di una bimba di un anno e mezzo, avere tutto è piuttosto difficile. E forse il voler avere tutto è piuttosto pretenzioso. A me spesso basterebbe poter dormire una mattina fino alle 10 oppure fare una lunga doccia (di quelle che facevo una volta, lunga un’ora) possibilmente da sola. Dopo un po’ di anni passati ad essere sia mamma che lavoratrice, ho trovato alcune strategie che sembrano funzionare piuttosto bene e ho deciso di condividerle con voi.   CERCARE DI ESSERE SÉ STESSE. Un mio collega (chiaramente maschio) mi ha suggerito di evitare di menzionare i miei bambini durante il lavoro perché in questo modo gli altri colleghi mi avrebbero presa più sul serio. Personalmente non ho mai seguito questo consiglio, non fa proprio per me. Non sono il tipo di persona che non parla dei suoi bambini. Anzi, ne parlo spesso. E questo mi ha aiutata ad essere più autentica come persona e a riuscire ad entrare in contatto più in fretta e in maniera più completa con le mie colleghe donne. ESSERE MULTITASKING. Guardiamo in faccia la realtà, essere una mamma lavoratrice è estenuante. Ogni minuto della giornata sembra pieno di email e pannolini da cambiare. Per questo motivo, ad esempio, ho iniziato a scrivere questo articolo sul mio telefono mentre aspettavo il mio turno in posta. Quando vado dal parrucchiere, mi porto sempre dietro il libro che sto leggendo in quel momento della mia vita, così posso fare al contempo due cose che mi piacciono molto: leggere e prendermi cura di me stessa. Dopo aver portato mio figlio all’asilo e mentre mi dirigo al lavoro, impiego quel tempo per un veloce update telefonico con la mia migliore amica. A volte mi capita di preparare un articolo o di fare una ricerca per il mio prossimo video mentre aspetto un cliente che puntualmente è in ritardo. PIANGERE SUL LATTE VERSATO. L’anno scorso è successa una specie di tragedia. Avevo Zoey nata da poche settimane ma dovevo necessariamente presenziare ad un impegno di lavoro. Mi ero tirata il latte ed ero riuscita ad estrarre qualcosa come 70ml di latte materno. Per me era un record, mi sentivo una specie di eroina. In primo luogo perché ragazze mie, diciamocelo, tirare il latte è l’impegno più arduo di tutta la vita da mamme, in secondo luogo perché le quantità di latte estratto da me sono sempre state esigue. Quindi, dicevo, mi sentivo una super eroina, pronta ad affrontare l’impegno lavorativo della giornata e lasciare la piccola per circa un’ora e mezza insieme a mia suocera. Con il latte fresco ancora nella parte sotto del biberon ma senza il tappo, mi giro e sbam. Mi sbilancio, cado e mi porto dietro tutto il mio preziosissimo latte materno. E niente, sono scoppiata a piangere. Mi sentivo disperata. Piangevo per aver fatto cadere il mio latte, perché dovevo necessariamente andare a quell’incontro, perché mi sentivo in colpa a lasciare la mia bambina anche solo per un’ora. E sapete una cosa? Dopo aver smesso di piangere mi sono sentita meglio. Molto meglio. Da quella volta ho imparato una lezione preziosa. Ogni tanto abbiamo anche bisogno di piangere e di sfogarci. Concediamoci questa cosa. Ci aiuterà sicuramente ad affrontare la vita al meglio. CERCARE DI ESSERE PIÙ PRESENTI POSSIBILE. Sarò onesta. Alcuni giorni quando torno a casa dal lavoro vorrei solo sdraiarmi sul divano, prendere il telefono e farmi gli affari miei. Oppure ancora piazzarmi davanti a Netflix con una ciotola di cheto-patatine in mano e farmi quattro risate davanti ad una sitcom. Il problema è la stanchezza. Ti senti così sopraffatta dalla voglia di rilassarti un attimo che rischi di non essere abbastanza presente. Capita a tutte quella giornata in cui sei talmente stanca che concedi ai tuoi figli di passare mezz’ora davanti al tablet e tu ti concedi del meritato riposo sdraiata sul divano. Di recente però mi sto impegnando ad essere più presente per loro, per poter passare del tempo di qualità insieme. Quindi una volta sistemato la faccenda cena (grazie friggitrice ad aria, mi hai cambiato la vita), metto il telefono da parte, spengo la tv, faccio partire un po’ di musica e mi butto sul tappeto insieme a loro a giocare. E vederli così contenti del fatto che interagisco con loro mi lascia davvero soddisfatta. RIMANERE IN CONTATTO CON LE ALTRE MAMME LAVORATRICI. Avere una rete di mamme con cui confrontarsi è prezioso. Lo è ancora di più se queste donne conducono un’esistenza simile alla tua. Quindi cercatevi delle amiche, anche virtuali, che lavorano come voi con cui chiacchierare e scambiarsi consigli. Le mie amiche mamme lavoratrici mi rendono la vita più semplice e sono una risorsa di cui non potrei più fare a meno.   Alla fine di tutto credo comunque che per me la risposta alla

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